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  ci sono stati anni in cui andavo al cinema quasi tutti i giorni e magari due volte al giorno, ed erano gli anni tra diciamo il Trentasei e la guerra, l'epoca insomma della mia adolescenza. Anni in cui il cinema e' stato per me il mondo. Un altro mondo da quello che mi circondava, ma per me solo cio' che vedevo sullo schermo possedeva le proprieta' d'un mondo, la pienezza, la necessita', la coerenza, mentre fuori dello schermo s'ammucchiavano elementi eterogenei che sembravano messi insieme per caso, i materiali della mia vita che mi parevano privi di qualsiasi forma.

  Andavo al cinema al pomeriggio, scappando di casa di nascosto, o con la scusa d'andare a studiare da qualche compagno, perche' nei mesi di scuola i miei genitori mi lasciavano poca liberta'. La prova della vera passione era la spinta a ficcarmi dentro un cinema appena apriva, alle due. Assistere alla prima proiezione aveva vari vantaggi: la sala semivuota, come fosse tutta per me, che mi permetteva di sdraiarmi al centro dei 'terzi posti' colle gambe allungate sulla spalliera davanti; la speranza di rincasare senza che si fossero accorti della mia fuga, per poi avere il permesso di uscire di nuovo(e magari vedere un altro film); un leggero stordimento per il resto del pomeriggio, dannoso per lo studio ma favorevole alle fantasticherie. E oltre a queste ragioni tutte a vario titolo inconfessabili, una ce n'era di piu' seria: entrare all'ora dell'apertura mi garantiva la rara fortuna di vedere il film dal principio, e non da un momento qualsiasi verso la meta' o la fine come mi capitava di solito quando raggaiungevo il cinema a meta' pomerigio o verso sera.

  Penso a un cinema in particolare, il piu' vecchio della mia citta', legato ai primi miei ricordi dei tempi del muto, e che di quei tempi aveva conservato (fino a non molti anni fa) un' insegna liberty decorata di medaglie, e la struttura della sala, un lungo camerone in discesa fiancheggiato da un corridoio a colonne. La cabina dell'operatore apriva sulla via principale una finestrella da cui risuonavano le assurde voci del film, metallicamente deformate dai mezzi tecnici dell'epoca, e ancor piu' assurde per l'eloquio del doppiaggio italiano che non aveva rapporto con nessuna lingua parlata del passato o del futuro. Eppure la falsita' di quelle voci doveva pur avere una forza comunicativa in se', come il canto delle sirene, e io passando ogni volta sotto quella finestrella sentivo il richiamo di quell'altro mondo che era il mondo.

 Le porte laterali della sala davano su un vicolo; negli intervalli la maschera con gli alamari sulla giubba apriva le tende di velluto rosso e il colore dell'aria di fuori s'affacciava alla soglia con discrezione, i passanti e gli spettatori seduti si guardavano con un po' di disagio, come per un'intrusione sconveniente per gli uni o per gli altri. Specie l'intervallo tra il primo e il secondo tempo (altra strana usanza solo italiana, che inspiegabilmente si e' conservata fino a oggi) veniva a ricordare che ero sempre in quella citta', in quel giorno, in quell'ora: e secondo l'umore del momento cresceva la soddisfazione a sapere che tra un istante sarei tornato a proiettarmi nei mari della Cina o nel terremoto di San Francisco; oppure mi piombava addosso il richiamo a non dimenticare che ero sempre qui, a non perdermi lontano.

 Meno crude erano le interruzioni nel piu' importante cinema cittadino d'allora, in cui il cambiamento d'aria avveniva con l'aprisi di una cupola metallica, al centro di una volta affrescata a centauri e ninfe. La vista del cielo introduceva in mezzo al film una pausa di meditazione, col lento passare di una nuvola che poteva pur giungere da altri continenti, da altri secoli. Nelle sere d'estate la cupola restava aperta anche durante la proiezione: la presenza del firmamento inglobava tutte le lontananze in un solo universo.

 Nelle vacanze estive frequentavo i cinema con piu' calma e liberta'. La maggior parte dei miei compagni di scuola lascivano d'estate la nostra cittadina marittima per la montagna o la camoagna, e io restavo senza compagnia per settimane e settimane. Era una stagione di caccia ai vecchi film che s'apriva per me ogni estate, perche' si tornavano a programmare film d'anni precedenti, di prima che questa fame onnivora si impadronisse di me, e in quei mesi potevo riconquistare anni perduti, rifarmi un'anzianita' di spettatore che non avevo. Film del normale circuito commerciare: e' solo di quelli che parlo(la esplorazione dell'universo retrospettivo dei cineclub, della storia consacrata e racchiusa nelle cinemateche segnera' un'altra fase della mia vita, un rapporto con citta' e mondi deversi, e allora il cinema entrara' a far parte di un discorso piu' complesso, d'una storia); ma intanto porto ancora con me l'emozione che ebbi a recuperare un film di Greta Garbo che sara' stato di tre o quattro anni prima ma che per me apparteneva alla preistoria, con un Clark Gable diovanissimo, senza baffi. Cortigiana si chiamava, o era l'altro? perche' erano due i film di Greta Garbo che aggiunsi alla mia collezione in quella stessa serie estiva di riprese, la cui perla resto' comunque Lo schiaffo con Jean Harlow.

 映画館にほとんど毎日、あるいは一日に二度、行っていたときがあった。それは言うなれば1936年と戦争の年の間の時代であり、要するに私の青春時代であった。私にとって映画が世界だった時代だ。(映画は)私を取り巻く世界とは別の世界で、しかし私にとってはスクリーンに見たものだけが世界の特性を持っていた。完全さ、必然性、一貫性…。一方、スクリーンの外では、たまたま一緒にそこに置かれたように見えた異質の要素が積み重なっていた。それらはあらゆる形を欠いているように思えた。

 仲間と勉強しに行くという口実のもと、こっそりと家を抜け出して映画を見に行っていた。なぜなら学校のあるときは私の両親は少ししか自由を与えてくれなかったからだ。映画に対する私の真の情熱の証拠は、二時に開いたばかりの映画館になんとかもぐりこもうとすることにあった。最初の上映に参加することには様々な利点があった。観客席はまるで全てが私のためのようにほとんどからっぽだったため、三列目中央で前の座席の背もたれに足をのばして座ることができた。私の逃亡に両親が気づかぬうちに帰宅できるよう願っていたが、それは後々に(もう一本別の映画を見るための)外出許可を得るためであった。午後の残りの時間、私は軽いめまいを覚えた。勉強のためにはよくなかったが、空想の助けにはなった。言うのもはばかられるその他たくさんの理由以外に、真剣な理由が一つあった。それは、開場時間に入ることが、午後の半ばや終わりに行くと大抵の場合そうなるように上映時間の真ん中や終わりといった別のタイミングから見始めるのではなくて、上映時間の初めから映画を見るという稀な、幸運な体験を私に保証する、ということだった。

 いま、特にあるひとつの映画館について考えている。町で一番古いその映画館は、私の記憶においては無声映画の初期の時代と結び付けられている。その時期、メダルで飾られたリバティ様式の看板がかけられ、それはつい最近まで保存されていた。そして、客席の構造は傾斜のついた長い部屋で、列柱のある廊下が脇にあった。映写室は目抜き通りに向けて窓が開かれていた。窓からは、当時の技術的方法によって金属的に変形され現実離れした映画の叫び声が響いていた。その声はイタリア語の吹き替えのスタイルによって一層非日常的なものになっていた。というのも、イタリア語の吹き替えは過去・未来のいかなる話し言葉とも関連性をもっていなかったからである。だが、この音声の虚偽性が、たとえセイレーンの歌のように我々に伝達する力を持っているとしても、私は何度もこの窓の下を通るたびに他の世界‐すなわちそれこそが私にとっての世界のすべてであったが‐の呼び声を聞いていた。

 観客席の脇の扉は小道に面していて、制服の上にフロッグをつけた案内係が休憩時間になるとビロードの暗幕を開ける。すると外の空気の様子が戸口から控えめに姿を現したのである。通行人とと座っている観客は少し居心地が悪そうに互いを見合った。お互いにとって不都合な、間の悪い割り込みであるかのように。特に、前半と後半の間の休憩は(どういうわけか現在まで残っているイタリアだけの奇妙な習慣である)私がその日、そのとき、その町にいるということを常に思い出させた。そのときの気分次第で、中国の海やサンフランシスコの地震などの場面に一瞬のうちに自分を再び投影できると分かったときは満足感が増大したし、(気分があまり乗っていないときは)自分がここにいるということを忘れず、遠い世界に没入するなという呼び声が降りかかった。

 当時の町のもっとも重要な映画館での中断は(前頁の一番古い映画館に比べると)唐突ではなかった。中断時、中央にケンタウロスやニンフが描かれた金属の丸屋根が開き、空気の入れ替えが行われた。映画中に空を見ると、別の大陸別の時代からやってきたのかもしれぬ雲のゆっくりとした動きを見るので、瞑想にふける時間が差し挟まれた。夏の夜になると丸屋根は上映中も開かれたままになっていた。大空の存在は遠くのもの全てを一つの宇宙にまとめ上げていた。

 夏休みになるとより静かで自由になった映画館によく通った。学校の仲間の大半は夏になると私たちのいた小さな海沿いの町をあとにして山や田舎に行った。私は何週間も一人で友達のいないまま残された。それは古い映画を探す季節で、毎夏そうした時期がやってくるものだった。なぜならこの時期になると、どんな作品でも見てやろうという映画に対する欲求が芽生える以前に上映されていた古い映画が再び上映プログラムに組み込まれたからで、こうした夏の月々の間に、映画を見ることなく過ごされていた過去の年月を埋め合わせ、そのときの自分にはまだなかった長年の映画ファン歴を築くことができたのである。ただし、私が見ていたのは通常の配給システムを通じて公開されている映画だけであり、今私が主題としているのもそうしたタイプの映画である。(通常ではやらないような映画をやるシネマクラブの回顧的な宇宙とフィルムセンターにあった聖なる歴史の探索をしたら様々な都市と世界の関係という別の局面を私の人生に印すことになるだろう。そのとき映画はより複雑な文脈、歴史の一部となり始めるだろう。)しかしまた、Greta Garboの映画を私が見なおすことができたときの感動は今でも覚えている。それは三、四年前の作品だと思われるが、私にとっては先史時代に属している。その作品にはひげを生やしていないとても若いClark Gableが出ている。『Cortigiana』という作品だったか、それとも別の名前だったか?リバイバル上映が行われた一連の夏に私が見たGreta Garboの作品は二本あったのだ。それはともかく、その一連のリバイバル作品の中での私のお気に入りはJean Harlowの『Lo schiaffo』だった。

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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最終更新:2010年04月16日 11:51